L’anima dei pupi
di Alessandro Ingoglia
Edizioni Museo Pasqualino, Palermo 2023
ISBN 979-12-80664-48-8
Un giorno ricevo la telefonata della mia amica musicista Valentina Casesa che mi invita per fotografare uno spettacolo per il quale aveva curato gli arrangiamenti e suonato il pianoforte. Lo spettacolo era “La saracina”, un’opera musicata di Wagner raccontata da un contastorie, un puparo e un negromante e dove i personaggi in scena erano dei pupi. È così che ho conosciuto Salvatore Bumbello e suo figlio Luciano. Capii subito che quella era la storia che cercavo da tanto tempo e volevo raccontare: la vita e il mestiere di un puparo. Ogni volta che andavo a trovarlo, Salvatore, in laboratorio era una scoperta: una nuova marionetta, nuove vesti, nuovi attrezzi. Per me era anche un ritorno alla mia infanzia, al profumo del legno e del metallo lavorati che respiravo sempre nella bottega da falegname di mio nonno nell’officina accanto dello zio Totò, e all’odore pungente degli smalti e degli olii che invece respiravo nello studio di pittura di mio padre. Ad ogni foto cresceva in me lo stupore e l’ammirazione verso questo artigiano-artista che vive solo per la sua arte insieme a tutta la sua famiglia, coinvolta in ogni aspetto, dalla moglie Claudia ai figli Luciano, Francesco e Martina, ai nipoti Antonino, Luciano e Samuele.
Salvatore è l’anima delle sue marionette, ed è questa che ho tentato di fotografare, quello che c’è dietro o dentro al legno: il racconto di un uomo, di un’arte, di una tradizione, e di una città.
Alessandro Ingoglia nasce a Palermo nel 1976. Dopo un percorso da musicista si laurea in ISF e contemporaneamente sviluppa la passione per la fotografia. Nel 2016 vince il concorso di National Geographic “Diario di viaggio” con un reportage sulla Cina e da lì riceve altri riconoscimenti Nazionali ed Internazionali, tra i quali il Kolga Tbilisi Photo Awards. Ha esposto i suoi lavori in esposizioni collettive e personali sia in Italia che all’estero.Oggi oltre ad occuparsi di reportage, ha cominciato il cammino verso un linguaggio fotografico più intimo e riflessivo scegliendo come mezzi espressivi la pellicola e le cosiddette toy-cameras.