Ora ti cuntu. Cunti pulizzani. A cura di Moffo Schimmenti Illustrazioni di Gandolfo Ferrera Traduzioni di Ambra Russo Introduzione di Giuseppe Paternostro ed Eugenia Capitummino Edizioni Museo Pasqualino, 2022 ISBN 979-12-80664-41-9
A cinque anni dalla pubblicazione del primo volume, Moffo Schimmenti torna con una nuova serie dei Cunti pulizzani all’antu, da lui ideati o raccolti e curati e poi tradotti in italiano da Ambra Russo.
L’Introduzione alla precedente raccolta è stata curata da Roberto Sottile. Per un brutto tiro del destino che lo ha portato verso luoghi altri dalle sue amate Madonie, materialmente Roberto non può gioire col suo caro amico di questo secondo lavoro e non può presentare al lettore i nuovi cunti mettendone in luce le caratteristiche e le particolarità, linguistiche e non solo, nel modo che lui, da attento studioso e appassionato amante del nostro territorio, sapeva fare appassionando.
Ma Roberto conosceva bene anche questi cunti per averli letti tutti o per averli ascoltati in anteprima dalla viva voce di Moffo o degli amici che a quest’ultimo li hanno “affidati”; magari intorno alla tavola che Moffo è solito imbandire per i suoi ospiti, al caldo proveniente dai grossi ceppi ardenti nel camino della sua accogliente casa a Polizzi Generosa.
Roberto Sottile presentava quel primo lavoro facendo notare che i racconti collazionati da Moffo Schimmenti hanno una peculiarità rispetto a quelli noti contenuti nel corpus delle Novelline popolari siciliane di Giuseppe Pitrè. Si tratta, infatti, di narrazioni che nascono e sono fruite in un preciso contesto, quello lavorativo, ben diverso dall’ambito familiare, luogo tradizionalmente deputato al racconto e all’ascolto delle storie tradizionali. E questi cunti all’antu sono diversi anche dai ‘canti’ del lavoro, che hanno una tradizione ben più consolidata (anche di studio, basti pensare ai lavori, per limitarci alla sola Sicilia, di Elsa Guggino)1. Mentre questi ultimi documentano le sofferenze dei lavoratori, le rivendicazioni, la lotta per il riscatto e l’emancipazione delle classi subalterne, i primi, come osservava ancora Roberto Sottile, hanno spesso un taglio umoristico e, assieme, anche valore di ammonimento per i giovani (spesso protagonisti, in positivo o in negativo dei racconti). In questo senso, non è forse un caso che Moffo sia anche un apprezzato autore e interprete di canzoni (in dialetto e in italiano) che si colloca pienamente nel filone simbolico-ideologico della canzone dialettale contemporanea. Dopo avere per anni praticato il genere canzone, nel quale ha proiettato il suo costante impegno politico e civile, in questa seconda avventura egli dà mostra delle sue qualità di “demologo amatoriale-popolare” (citiamo ancora dall’Introduzione di Roberto Sottile al primo volume di cunti), attento conoscitore della cultura orale del suo paese, Polizzi Generosa, e della sua place identity, che nei cunti viene rappresentata dal continuo riferimento a luoghi, persone e tipicità gastronomiche (si veda il riferimento allo ‘sfoglio’, il dolce polizzano per eccellenza in Vastianazzu, racconto ricco anche di microtoponimi come Pizziddu, Vazu dû Cavaddu, romitaggiu di San Gannùurfu, trazzera di Junci…) ben riconoscibili come “locali”.
1 Musiche e canti popolari siciliani. Canti del lavoro: vol. 1, a cura di Elsa Guggino e Gaetano Pagano, Albatros 1974.