Il Piano delle Misure di salvaguardia dell’opera dei pupi siciliana
Il Piano delle Misure di salvaguardia dell’Opera dei pupi siciliani è stato redatto, primo in Italia, nel 2020 nell’ambito di un progetto promosso dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari di Palermo quale Soggetto referente della “Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei pupi: #OPERADEIPUPI.IT#”, con il finanziamento del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ‘lista del patrimonio mondiale’, posti sotto tutela dell’UNESCO” e con il supporto dell’indirizzo tecnico-scientifico dell’Ufficio UNESCO del Segretariato Generale del MiBACT. Il Piano individua le priorità di intervento identifificando le strategie e le modalità di salvaguardia, che comprendono l’identifificazione partecipativa, la ricerca e documentazione, la trasmissione attraverso l’educazione formale e non formale, la protezione giuridica, la valorizzazione e promozione dell’Elemento e ne prefigura le modalità attuative. L’obiettivo generale del Piano è favorire e attuare un progetto di governance partecipata multilivello coerente con le Direttive operative della Convenzione Unesco per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, fondato sul coinvolgimento dei diversi stakeholders per dare il necessario supporto ai detentori e praticanti dell’Opera dei pupi. Ai fini della redazione del Piano, è stata organizzata una campagna di ricerca sullo stato dell’elemento, base scientifica imprescindibile per valutare lo stato dell’arte dell’opera dei pupi, individuandone le problematiche culturali, artistiche, storiche, ambientali, scientifiche e tecniche. Il metodo di ricerca partecipativo ha permesso di coinvolgere attivamente quelle “comunità gruppi e individui” (art.2 CICH) che la Convenzione di Faro definisce comunità di eredità, ovvero «insiemi di persone che attribuiscono valore a degli aspetti specifici dell’eredità culturale, che desiderano, nell’ambito di un’azione pubblica, sostenere e trasmettere alle generazioni future».
Il progetto sul “Piano delle Misure di salvaguardia dell’opera dei pupi siciliani” si inserisce in un più ampio quadro programmatico di tutela, conservazione, promozione e valorizzazione dell’opera dei pupi siciliana attuato a partire dagli anni Sessanta dal soggetto referente, l’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari. Istituita negli anni della crisi dell’opera dei pupi, l’Associazione ha avviato un progetto, ancora in corso e fortemente partecipato, di rilancio e rivitalizzazione dell’opera dei pupi, collaborando nel tempo con tutte le famiglie/compagnie di pupari e artigiani nell’ambito dei diversi progetti e sostenendo economicamente la loro attività anche attraverso la commissione di spettacoli tradizionali e di innovazione. Coerentemente con il know how dell’ente responsabile, il progetto si fonda su un approccio interculturale e multidisciplinare e sull’intreccio di attività di varia natura.
Il contesto
Nel 2013 l’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, in qualità di organo competente in riferimento all’elemento Unesco dell’opera dei pupi siciliani, interpellato dal MiBACT ai fini dell’invio del Report periodico dell’Italia sull’attuazione della Convenzione Unesco del 2003, ha attestato la presenza di diverse famiglie di pupari attive sul territorio regionale rilevando una rinnovata vivacità dell’opera dei pupi, colpita negli anni Cinquanta-Sessanta da una profonda crisi che l’aveva fortemente messa a rischio di estinzione. La ripresa delle attività da parte di alcune delle famiglie storiche di pupari siciliani e il sorgere di qualche nuova compagnia, benché denoti un trend positivo, non può tuttavia mettere in ombra le criticità che ancora persistono in conseguenza della mancanza di specifiche linee guida e di un efficace ed aggiornato modello di salvaguardia di questa importante risorsa culturale. Non a caso l’opera dei pupi rientra tra le priorità di intervento delle istituzioni locali ed è oggetto di finanziamento specifico secondo la legge della Regione siciliana n. 25/2077, art. 11 e ss. mm. Benché molto sia stato fatto dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari dal 1965 ad oggi, nell’ambito di un ampio quadro programmatico di tutela, conservazione, promozione e valorizzazione dell’elemento, l’assenza di un Piano delle Misure di salvaguardia dell’opera dei pupi condiviso e partecipato dall’intera comunità si ripercuote inevitabilmente su questa pratica rappresentativa dell’identità locale e sulle sue future prospettive di sopravvivenza e sviluppo. Nonostante l’indubbio valore culturale dell’opera dei pupi, appare ancora lacunoso e fragile il nesso tra le operazioni di salvaguardia e valorizzazione messe in atto e l’individuazione e applicazione di metodi e strumenti di tipo legale, amministrativo, finanziario e tecnico finalizzati all’avvio e implementazione di uno sviluppo reale capace di coinvolgere le risorse locali e questa particolare espressione del patrimonio immateriale in una maglia di azioni integrate di tutela, conservazione e valorizzazione. Ancora molto c’è da fare in riferimento alla pianificazione anche economica nell’ambito di una politica che sia in grado di individuare corretti indirizzi di conoscenza, conservazione e valorizzazione orientati verso lo sviluppo delle risorse distintive del territorio. Conseguentemente, allo stato attuale, le famiglie e compagnie di pupari operano con fatica nelle aree di riferimento. Non tutte dispongono di teatri stabili e di adeguati spazi per la conservazione ed eventuale fruizione delle collezioni storiche della famiglia. Le loro possibilità di sopravvivenza sono legate alla capacità individuali di reperimento fondi e vendita di spettacoli, laboratori e manufatti in un contesto di forte competizione sia con le altre famiglie di pupari, sia con altre forme di teatro e intrattenimento. In un tale contesto di forte competizione, il processo di trasmissione del patrimonio orale di cui sono depositari i maestri pupari rischia di ridursi ad un’attività di semplice divulgazione che, benché sia necessaria per formare e informare il vasto pubblico, non può in alcun modo sostituirsi ad una formazione approfondita ed esaustiva in grado di generare nuove generazioni di marionettisti e artigiani capaci di coniugare la conoscenza e abile maestranza dei codici tradizionali con la legittima esigenza di innovazione e “ri-creazione” (per usare un termine della Convenzione Unesco) del patrimonio immateriale. I benefici di un contesto generalmente attrattivo sul piano turistico si coniugano d’altronde con ulteriori problematicità sia in termini di adeguata valorizzazione e sfruttamento delle risorse culturali, sia in termini di irregolare flusso di utenti e risorse tra alta e bassa stagione.
Gli obiettivi
Il Piano delle Misure di salvaguardia dell’Opera dei pupi siciliani ha inteso in primo luogo identificare adeguate misure di salvaguardia dell’Elemento, articolandole in un piano coerente che delinea una governance partecipata multilivello volta allo sviluppo sostenibile, in coerenza con le Direttive operative della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Obiettivi specifici perseguiti dal progetto: creare un dialogo tra le comunità dei portatori, ovvero le famiglie/compagnie dell’Opera dei pupi siciliani, gli artigiani e gli stakeholders in ambito istituzionale, accademico, turistico e dei servizi culturali la cui partecipazione attiva nelle azioni di progetto in qualità di membri della comunità di eredità sarà funzionale all’accrescimento della visibilità dell’Elemento a livello nazionale e internazionale; promuovere la creatività e la diversità culturale anche a livello nazionale e internazionale in quanto il Piano è stato incentrato, dandole rilievo internazionale, su una pratica performativa tradizionale a forte carattere comunitario ancora oggi vivace, creativa e creatrice di nuovi sensi e connessioni. Le radici dell’Opera dei pupi, che si rifanno ai miti fondativi dell’Europa, si sviluppano nella contemporaneità, offrendo una risposta a quei dilaganti processi di globalizzazione che determinano l’impoverimento, l’appiattimento e la standardizzazione delle espressioni culturali locali. La ricerca, il Piano di Salvaguardia e il portale online hanno tra gli obiettivi prioritari quello di sostenere e rafforzare tale risposta contribuendo alla conoscenza, diffusione e trasmissione dell’Opera dei pupi e soffermandosi sulle sue molteplici declinazioni contemporanee; coinvolgere direttamente la comunità e favorire la sua partecipazione attiva alle iniziative; favorire il dialogo e il confronto tra i diversi gruppi di pratica e tra essi e i ricercatori e gli studiosi in ambito antropologico, teatrale, artistico e letterario; interpellare i fruitori reali e potenziali dell’Opera dei pupi e gli stakeholders per il supporto e coinvolgimento nella redazione di un Piano delle Misure di salvaguardia efficace e duraturo.
I soggetti coinvolti
Il progetto per la redazione del Piano delle Misure di salvaguardia dell’opera dei pupi siciliani è promosso dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari con il finanziamento del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ‘lista del patrimonio mondiale’, posti sotto tutela dell’UNESCO”. I principali soggetti coinvolti sono:
Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari
L’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari (1965) è il Soggetto referente della “Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’opera dei pupi” che riunisce tutte le famiglie e compagnie di pupari siciliani. Formalmente costituita nel 2018 attraverso la sottoscrizione di un formale Atto di di intesa, in occasione della presentazione del progetto la Rete è stata riconosciuta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo quale organismo territoriale competente in materia di salvaguardia e rappresentativo della tradizione dell’opera dei pupi siciliana. L’impegno del Soggetto referente nell’ambito dell’PCI in riferimento all’opera dei pupi si è concretizzato nel sostegno e redazione della proposta di candidatura dell’opera dei pupi presso l’UNESCO che ha portato alla sua proclamazione come “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”. In virtù delle comprovate competenze nel campo della ricerca e dello studio del patrimonio immateriale, nel 2014 l’Associazione e stata accreditata come ONG consulente del Comitato Intergovernativo UNESCO dell’ICH. Nel 2019, il Comitato ha rinnovato l’accreditamento dell’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari quale suo consulente, testimoniando il raggiungimento di alcuni importanti obiettivi dal 2014 ad oggi in piena aderenza a quanto stabilito dalla Convenzione Unesco per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003. La conferma dell’accreditamento dell’Associazione riconosce a livello internazionale l’efficacia di un progetto di salvaguardia partecipe e condiviso dalla comunità di eredità, fondato su expertise e metodologie aggiornate perfettamente allineate con le attuali politiche dell’Unesco. Nel 2015, il soggetto referente è stato iscritto all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche, del MIUR (codice identificativo 61993JYI). Le misure e strategie fin qui adottate sono state premiate nel 2017 dall’ICOM che ha assegnato al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino il premio ICOM-Italia come “Museo dell’anno”. Nel premiare il Museo Pasqualino, ICOM-Italia ha così riconosciuto il valore di un intero ambito artistico e teatrale, quello del teatro di figura e dell’opera dei pupi, tradizionalmente considerato come minore. Nel 2018, il Museo ha accolto la conferenza internazionale del progetto europeo IMP (Intangible Cultural Heritage and Museum Project).
I pupari siciliani
La “Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’opera dei pupi” riunisce altresì le famiglie e compagnie di opera dei pupi siciliane, ovvero la comunità di eredità in quanto depositari del patrimonio orale dell’opera dei pupi siciliani, sia in relazione ai codici della messa in scena degli spettacoli che alle tecniche di realizzazione dei manufatti:
Antica Compagnia Opera dei Pupi Famiglia Puglisi (Sortino – SR)
Associazione Culturale Marionettistica Popolare Siciliana (PA)
Associazione opera dei pupi Brigliadoro (PA)
Associazione culturale “opera dei pupi messinesi Gargano” (ME)
Associazione culturale teatrale Carlo Magno-Famiglia Mancuso (PA)
Associazione La compagnia dei pupari VaccaroMauceri (SR)
TeatroArte Cuticchio (PA)
Marionettistica Fratelli Napoli di Napoli Fiorenzo (Tremestieri Etneo – C1)
Associazione Culturale Opera dei pupi Siciliani “G. Canino” (Alcamo – TP)
Associazione culturale Agramante (PA)
Associazione Opera dei pupi Turi Grasso (Acireale – CT)
Altri enti e associazioni
Sono stati altresì e saranno coinvolti altri enti e associazioni, alcuni dei quali hanno già aderito alla Rete e sono impegnati a vario titolo nel campo del patrimonio culturale immateriale. Tra le istituzioni attualmente aderenti alla Rete:
Società Italiana di Museografia Beni Demoetnoantropologici–SIMBDEA
Istituto Centrale per Demoetnoantropologia–ICDe
Associazione culturale KIKLOS
Fondazione Ignazio Buttitta
Le normative UNESCO
A maggio 2001 l’UNESCO proclama per la prima volta 19 capolavori del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità tra cui l’opera dei pupi siciliana. Le pratiche culturali tradizionali che ottengono tale riconoscimento vengono selezionate per il loro valore artistico, storico e antropologico in quanto espressioni viventi dell’identità culturale delle rispettive comunità.
Nel 2003, in occasione della 32° Sessione, la Conferenza generale dell’UNESCO adotta la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale che costituisce una pietra miliare nell’evoluzione delle politiche internazionali per la promozione della diversità culturale.
Attraverso la Convenzione per la prima volta la comunità internazionale riconosce l’importanza del patrimonio culturale immateriale e sottolinea la necessità di salvaguardarlo attraverso l’adozione di uno specifico quadro giuridico e programmatico.
L’articolo 2 della Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale del 2003, definisce così il patrimonio culturale immateriale:
«Si intendono per “patrimonio culturale immateriale” le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali ad essi associati – che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale. Tale patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi interessati in conformità al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia, e fornisce loro un senso di identità e continuità, promuovendo così il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana».
Tale definizione costituisce il risultato di uno scambio di lunga data in ambito intergovernativo sul valore, sulla natura e sulle diverse concezioni del patrimonio culturale e sulle sue diverse manifestazioni in rapporto alle identità dei popoli. Un iter avviato in seno all’Unesco a partire dal Dopoguerra nell’ottica di promuovere la pace tra i popoli attraverso l’istruzione, la scienza e la cultura e di avviare forme di cooperazione internazionale nel campo delle arti nel rispetto della diversità culturale.
Sulla scia di questo lungo percorso, il nuovo millennio ha visto avviare attraverso le proclamazioni e la Convenzione del 2003 un’imponente campagna di sensibilizzazione mondiale sul valore del patrimonio culturale immateriale nelle sue molteplici forme e sulla necessità di individuare e attuare adeguate misure di salvaguardia. L’importanza di tale patrimonio, nella sua fragilità, risiede nella ricchezza di conoscenze e abilità che viene trasmessa tra generazioni attraverso esso. Il valore sociale ed economico di questa trasmissione di conoscenze è rilevante per le minoranze e per i gruppi sociali all’interno di uno Paese, sia esso in via di sviluppo o non.
Parallelamente, a Palermo, sin dagli Sessanta, l’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – fondatore del Museo delle marionette – opera in questa stessa direzione. Ricercatori e operatori sono infatti consapevoli dell’importanza di salvaguardare e valorizzare non soltanto i manufatti – tangibili – ma, come nel caso dell’opera dei pupi, anche lo spettacolo e tutte le pratiche correlate. È così che alla raccolta degli oggetti si affianca la registrazione di spettacoli e interviste sulle tecniche di costruzione e sulla manovra dei pupi che avvengono ancora secondo regole e codici trasmessi oralmente. Su queste basi, si è potuta presentare la candidatura dei pupi siciliani alla prima selezione dell’UNESCO, nel 2001, con un’esperienza quarantennale alle spalle.
La Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale e immateriale del 2003 è stata ratificata dall’Italia il 30 ottobre 2007. Tuttavia bisognerà attendere il 2017 affinché il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo modifichi la Legge n. 77/2006 includendo nelle misure speciali di tutela e fruizione non soltanto i siti ma anche gli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’ UNESCO. D’altronde, al livello locale, la normativa regionale presenta ancora uno squilibrio tra le misure adottate.
Per approfondire:
https://ich.unesco.org/en/convention
https://www.unesco.beniculturali.it/convenzione-2003/