Tra musei e patrimonio.
Prospettive demoetnoantropologiche nel nuovo millennio
di Pietro Clemente
a cura di Emanuela Rossi
Edizioni Museo Pasqualino, Palermo 2021
Quaderni di antropologia museale n.3
ISBN 978-88-97035-90-9
Questo volume nasce dal desiderio di raccogliere e sistematizzare la più recente produzione di Pietro Clemente su temi museali e patrimoniali. Ho deciso di prendere in considerazione solo testi degli anni 2000, esattamente dal 2003 fino al 2019. Sono per lo più testi già pubblicati, che mi sembrava però interessante raccogliere per mostrare la vivacità e l’andamento della produzione di Clemente su quello che è uno degli assi tematici principali del suo lavoro di ricerca. Ho pensato questo volume per la didattica e l’ho testato, in una forma un po’ diversa, come dispensa, nel corso di Antropologia dei Patrimoni Culturali che insegno all’università di Firenze. Per facilitarne la lettura, ho pensato di organizzare i testi scelti per temi e, all’interno del tema, cronologicamente.
Nella prima sezione che ho chiamato “testi” ho collocato articoli e saggi che avessero un carattere maggiormente “di cornice” e che, per questo, mi potessero essere d’aiuto, soprattutto con gli studenti, per comprendere poi testi più tematici, legati a musei e situazioni particolari e specifiche che ho raccolto nella sezione successiva: “musei”; l’ultima parte del libro, raccoglie scritture piuttosto recenti (dal 2015 in poi) legate ad un tema di ricerca che l’autore ha cominciato a transitare in questi anni, quello dei piccoli paesi, che a volte è andato ad intersecare temi museali e patrimoniali. Ho pensato di riunire qui alcuni degli esiti dell’incontro. I lettori troveranno in questa raccolta riferimenti spesso a situazioni piccole, locali, con pochi finanziamenti nel migliore dei casi, che vivono spesso grazie al lavoro volontario di pochi. Grandi protagonisti di queste scritture sono in certi casi figure carismatiche di importanti collezionisti, Ettore Guatelli fra tutti, ma anche tante «comunità di eredità» diffuse, laboriose e resilienti, a volte sconfitte.
Questi protagonisti, singoli o gruppi di persone, in qualche modo danno concretezza e anima ai dati e alle statistiche prodotti dai censimenti. Uno su tutti l’indagine ISTAT “I musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia” del 2019. Mi piace leggere i testi di Pietro Clemente immaginandoli come contrappunto alle indagini statistiche. Come una sorta di metaforiche appendici fotografiche. Carotaggi nella realtà delle cose.
L’ultima indagine ISTAT mostra un patrimonio museale caratterizzato dall’essere diffuso sul territorio, con realtà mediamente di piccole dimensioni, piuttosto giovane con una prevalenza di musei etnografici e antropologici. Su un totale di 4.889 musei censiti, infatti la maggior parte espone collezioni di etnografia e antropologia (12,8%), quindi di archeologia (12,7%) e di arte antica (12,3%). In aumento sono le raccolte monotematiche di materiali (10%). Interessante è vedere come vengono qui definiti i musei etnografici e antropologici:
«raccolte di materiali relativi alle culture e alle caratteristiche delle diverse popolazioni, comprese le documentazioni di testimonianze orali e di eventi o rituali. Sono compresi i musei agricoli e di artigianato per i quali l’interesse etnologico prevale su quello tecnologico e/o artistico, nonché i musei territoriali con raccolte di materiali e testimonianze relativi ad un particolare territorio».
“Il piccolo museo locale capillarmente diffuso, ‘aperto’ al territorio, sofferente ma vivace, appare come – se non il più conosciuto – il più significativo aspetto del sistema museale italiano. I musei etnografici – anche alla luce delle considerazioni qui introdotte – possono essere considerati come una rappresentazione plastica di questo mondo.”
Pietro Clemente
è professore di Antropologia Culturale presso l’Università di Firenze in pensione, già docente nelle Università di Siena e di Roma; è Presidente onorario della Società Italiana per la Museografia e i Beni DemoEtnoAntropologici (SIMBDEA); presiede il consiglio scientifico della Fondazione Museo Guatelli, è membro della giuria del Premio Silvia dell’Orso, membro della redazione della rivista Lares e della rivista Antropologia Museale, è autore di saggi su tematiche della cultura popolare, dei musei, della storia dell’antropologia. Ha ricevuto il Premio Cocchiara per gli studi demoetnoantropologici per il 2018. È Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea ISRSEC “Vittorio Meoni”.
Emanuela Rossi
insegna all’Università di Firenze Antropologia Culturale e Antropologia dei Patrimoni. Presso la Scuola di Specializzazione in Beni DEA dell’Università di Perugia insegna Antropologia museale. Ha cominciato a lavorare su temi patrimoniali, inizialmente da una prospettiva museale, nel 2001, conducendo la ricerca di dottorato presso il Museum of Anthropology di Vancouver. Attualmente sta facendo ricerca sui processi di “indigenizzazione” dei musei nazionali canadesi, in particolare la National Gallery di Ottawa. In Italia, in questo momento, sta lavorando su alcune «comunità di eredità» nella prospettiva dell’antropologia dei processi di patrimonializzazione.