In libreria per le Edizioni Pasqualino esce “Etnografie ad Arte – Agency, mimesis, creatività e pratica degli artworks”, a cura di Rosario Perricone: una mappa per orientarsi tra concetti, nozioni e oggetti che intersecano discipline in continuo dialogo tra loro: antropologia, storia dell’arte, semiotica, studi culturali, visual culture.
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È molto più che una guida ai fenomeni di ibridazione delle pratiche artistiche ed etnografiche il volume Etnografie ad Arte – Agency, mimesis, creatività e pratica degli artworks, a cura di Rosario Perricone.
Il volume raccoglie alcune delle relazioni del ciclo di seminari Antropologia dell’arte, organizzato nel 2019 dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo e curato da Rosario Perricone.
Ai contributi del seminario se ne aggiungono anche altri, per riflettere e orientarsi sul concetto di ibridazione e dialogo tra le forme d’arte.
Qui sono raccolti i saggi di numerosi autori: Ivan Bargna, Ignazio E. Buttitta, Michele Cometa, Gabriella D’agostino, Elisabetta Di Stefani, Marcello Faletra, Paolo Fabbri, Francesco Faeta, Dario Mangano, Francesco Marano, Gianfranco Marrone, Tiziana Migliore, Vincenzo Padiglione, Caterina Pasqualino, Giovanna Santanera, Arnd Schneider, Carlo Severi, Alessandro Simonicca.
Proprio questa ampia raccolta trasforma il volume in una vera e propria wunderkammer, in cui trovano spazio l’arte preistorica, la rappresentazione del dolore attraverso la voce, l’estetica della politica attraverso la condivisione dello spazio pubblico e la gratuità del dono. Ma anche la fotografia e il suo nuovo ordine visuale, marcato da alcuni fattori come l’immaterialità e la trasmissibilità delle immagini, la loro moltiplicazione e disponibilità o il mondo delle collezioni e le sue pratiche culturali.
La raccolta Etnografie ad Arte – Agency, mimesis, creatività e pratica degli artworks è incentrata sulla interdisciplinarità e propone un nuovo metodo ibridato e complesso che non appartenga a nessuna delle discipline umanistiche classiche.
Per dirla con Roland Barthes: «Il lavoro interdisciplinare di cui tanto si discute ai nostri giorni, non consiste nel mettere a confronto discipline già costituite (nessuna delle quali è pronta ad arrendersi). Per fare qualcosa di interdisciplinare non è sufficiente scegliere un “soggetto” (un tema) e fargli girare attorno due o tre scienze insieme. L’interdisciplinarità consiste nel creare un nuovo oggetto che non appartenga a nessuno».